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Aggiornamento: 24 mag

LA NUOVA VENEZIA, 19.03.2023


La proposta di legge di A.T.A. - Alta Tensione Abitativa (testo fruibile direttamente dal loro sito) ruota su due cardini di base: 5 anni di concessione al contratto della locazione breve e una forma di autorizzazione concessa dai Comuni secondo criteri di zonizzazione, non prorogabile e retroattiva.

Vediamo piรน nel dettaglio. Il presupposto dei 5 anni con lโ€™applicazione del criterio di retroattivitร  non tiene in considerazione gli investimenti economici per i restauri o per lโ€™acquisto dellโ€™immobile, e falsa รจ la tesi sostenuta che sono sufficienti per rientrare del mutuo, cosรฌ come falso รจ il riferimento a chi giร  da anni fa locazione breve: se la legge รจ retroattiva e lโ€™autorizzazione non รจ prorogabile, quei proprietari non potranno proseguire con la loro locazione breve e perderanno tutto con gravi conseguenze per le famiglie economicamente esposte.

Il principio stabilito nella proposta che riguarda lโ€™autorizzazione concessa dal Comune sostiene di voler โ€œsalvaguardareโ€ obiettivi di politica sociale poichรฉ รจ riconosciuta la formula della locazione breve come integrazione al reddito. Ma la narrazione รจ tranciata, monca perchรฉ, di fatto, spesso si tratta dellโ€™unica fonte di reddito sia per i privati che per le societร  di gestione, soggetti che avrebbero (se ottenuta lโ€™autorizzazione) 5 anni di tempo per poi trovarsi in mezzo ad una strada, senza piรน entrate e costretti a licenziamenti a catena. La turnazione, oltre che macchinosa ed inutile ai fini dello scopo di ripopolare Venezia, non รจ garantita per altri appartamenti che potrebbero essere immessi nel mercato dei viaggiatori, con tutte le conseguenze che si verrebbero a creare non solo per le societร  ma anche per tutto lโ€™indotto (ma pare non interessi a nessuno la moltitudine di lavoratori connessi!)

La ratio della proposta di legge sembra quindi piรน un risoluto strumento tout court per impedire la formula di contratto di affitto breve, che sappiamo essere considerata, in modo errato, la causa del degrado e dello snaturamento e spopolamento della cittร : si predilige la strada repressiva, piuttosto che quella propositiva a favore della residenzialitร . Un approccio ideologico vacuo poichรฉ non promuove nessuno stimolo vero alla ripopolazione ma si limita al solo principio di โ€œoffertaโ€ di alloggi da riempire di persone ma che a Venezia non si sa che lavoro potrebbero fare. Si interviene quindi su un effetto e non sulle cause, senza avere un piano per attirare residenti, senza un progetto di sviluppo rivolto a creare opportunitร  di lavoro qualificante sganciato dallโ€™industria del turismo che, ormai, ha assorbito qualunque possibilitร  di sopravvivenza a Venezia, da dove parte la proposta, e che si sta compiendo in altre cittร  come Firenze. Reprimere senza proporre: questa รจ la politica adottata per risolvere un "problema".

Una proposta che non tiene conto dei motivi che hanno portato i legittimi proprietari a mettere le proprie case sul mercato dei viaggiatori; tante, infatti, sono le seconde case per le vacanze di tanti โ€œforestiโ€ che a Venezia, cosรฌ come in tante altre cittร  storiche, ci passano del tempo e che non affitterebbero mai ai residenti perchรฉ perderebbero lโ€™uso per il quale hanno acquistato (o frutto di una ereditร ) quegli immobili. Non sarebbe il loro business, tanto per intenderci. Tanti altri proprietari si sono rifugiati nella locazione breve per il timore della morositร  o perchรฉ non hanno nessunโ€™altra entrata economica, oppure ne utilizzano gli introiti (certi!) per pagare il mutuo dellโ€™acquisto di una casa piรน grande per le mutate esigenze familiari ma che, ottenuta la agognata autorizzazione e dopo 5 anni, non saprebbero come affrontare perchรฉ affidarsi a contratti 4+4 o 3+2 anni non dร  le garanzie di cui il proprietario dovrebbe godere.

Una legge costruita su premesse distorte quando si vuol far credere che le locazioni brevi hanno drogato il mercato immobiliare: no, ci spiace dirlo ma questo รจ un ragionamento davvero superficiale perchรฉ, ad esempio, nel 2011, un anno lontano dallโ€™oggi ma significativo perchรฉ ancora non soggetto allโ€™avvento di Airbnb, gli affitti degli immobili costavano tra i 16,00 e i 16,60 euro al mq (fonte Agenzia delle Entrate) e sappiamo bene tutti che le capacitร  economiche non consentivano giร  allโ€™epoca di assumersi le spese di canoni di questa portata. No, Signori, se davvero si vuol ripopolare Venezia e gli altri centri storici del nostro Paese, le politiche da mettere in campo devono partire da presupposti ben diversi da quelli sui quali รจ stata costruita questa proposta di legge. E distruggere una economia florida ed utile a tutta la collettivitร  (indotto, gettito, imposte di soggiorno, buste paga, etc.).





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